L’ozono è una forma allotropica dell’ossigeno che ha una capacità ossidante superiore all’ossigeno stesso. Nel trattamento delle lombosciatalgie e delle cervicobrachialgie, determinate dalla presenza di un’ernia discale o da una ristrettezza del forame neurale, l’iniezione profonda mirata di una miscela di ossigeno ozono determina la scomparsa dell’infiammazione della radice nervosa e quindi dei dolori.
Infatti, il dolore all’arto inferiore (sciatica) o il dolore all’arto superiore (brachialgia) che si verifica per un’ernia discale non è determinato dalla compressione diretta sulla radice nervosa, ma dalla compressione del plesso vascolare venoso che circonda la radice, con conseguente accumulo di “sangue non ossigenato” e quindi ricco di acido lattico.
Quando operiamo un’ernia discale, rigorosamente con il microscopio, la liberazione della radice comporta sovente un sanguinamento di questi vasi congesti e bluastri per l’importante stasi venosa. La miscela di ossigeno ozono, attraverso un range di sedute “ambulatoriali” che variano da un minimo di 8 a un massimo di 14, determina un incremento della malonildialdeide e della perossidazione lipidica che porta all’attivazione dello shunt dell’esosomonofosfato con un incremento della produzione di 2,3-difosfoglicerato della membrana dei globuli rossi.
Sul piano pratico ciò determina una maggiore deformabilità dei globuli rossi che riescono così a superare l’ingorgo venoso ed inoltre la curva di dissociazione dell’ossiemoglobina si sposta a destra con ulteriore conseguente incremento dell’ossigenazione della radice nervosa sofferente e dei tessuti in genere.
Quando il paziente guarisce per sua curiosità effettua una RM o una TC lombare e stupefatto verifica che spesso l’ernia discale è ancora presente e allora? E allora questa è la dimostrazione che interrotto il meccanismo che genera “l’infiammazione della radice nervosa” (l’edema) l’ernia può anche starsene lì tranquilla, fuori della sua sede tenderà a riassorbirsi in qualche mese e avremmo ottenuto lo scopo di salvaguardare una “guarnizione”, posta tra due vertebre, che stabilizza il segmento di colonna interessato evitandoci la comparsa persistente di un mal di schiena e un sovraccarico degli altri dischi! “Curiamo il paziente e non la cosmetica delle immagini radiologiche!”.
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